Conformata, e conformista

8 marzo, pausa pranzo: parrucchiere. Colpi di sole e nuovo taglio radicale, nuca scoperta, messa in piega con (orribile) spoilerino dietro. Ciuffo lungo davanti. Andrea guarda il risultato finale della sua opera artistica e mi dice "ciao, Meg Ryan!!!" Mi viene automatico rispondergli, con l’indice e il medio mostrati a v, "certo, due Meg in una!"

mimosa 8 marzo, cena cinese in ristorante superaffollato con camieriere isteriche. Sotto casa di Silvia con altre 6 donne che ancora non conoscevo, avevo temuto che sarebbe stata la solita serata per sfigate con contorno di strip maschile e discorso monotematico (uomini, ovviamente). E invece no. E’ stato un confronto con nuovi universi, unica remora il costringersi ad aspettare un giorno all’anno per ampliare certi orizzonti.

Ho avuto il mio 8 marzo da clichée, e un mazzo di fiori gialli nascosto dietro la schiena di un bambino, e un bacio sulla fronte. Una banalità che contiene la potenza di sbiadire i brutti ricordi. Affievolisce l’eco di un bouquet di mimose con tulipani di plastica e un borsone, fuori della porta. Dentro, gettati alla rinfusa e con rabbia, due paia di pantaloni di velluto da uomo e due maglie, un rasoio e uno spazzolino da denti. Nel videoregistratore una cassetta di Bob Aggiustatutto e nel passeggino un bimbo che piange. Una porta sbattuta in faccia. Un chiavistello tirato. Tante telefonate non risposte. 

08.03.2007

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